Meditazione Cristiana

Carissimi, ieri Silvia mi ha invitato a tenere una riflessione per il suo gruppo di meditazione (Comunità Mondiale per la Meditazione Cristiana: http://wccmitalia.org/)  Visto che qualcuno del gruppo del sabato era presente, mi permetto di inviarvi in allegato i miei appunti, mentre qui trovate la registrazione: https://db.tt/9G7ca2ZTUl  Buona domenica!     pSZ

Dalla nascita alla rinascita: morire al proprio io
 
Il punto di partenza di questa meditazione
 Il viaggio dei Magi ( T. S. Eliot)
“Fu un freddo avvento per noi,
proprio il tempo peggiore dell’anno
per un viaggio, per un lungo viaggio come questo:
le vie fangose e la stagione rigida, nel cuore dell’inverno.
Segue descrizione del viaggio….
Tutto questo fu molto tempo fa, ricordo,
e lo farei di nuovo, ma considerate
questo considerate
questo: ci trascinammo per tutta quella strada per una
Nascita o una Morte? Vi fu una Nascita, certo,
ne avemmo prova e non avemmo dubbio. Avevo visto nascita e morte,
ma le avevo pensate differenti; per noi questa Nascita fu
come un’aspra ed amara sofferenza, come la Morte, la nostra morte.
Tornammo ai nostri luoghi, ai nostri Regni,
ma ormai non più tranquilli, nelle antiche leggi,
fra un popolo straniero che è rimasto aggrappato ai propri idoli.
Io sarei lieto di un’altra morte”.
Il natale: tempo di nascita, ma anche di morte (Icona: bambino nella tomba)
È necessario rinascere: un imperativo categorico
 Il dialogo di Gesù con Nicodemo:

 

«In verità, in verità, ti dico: se uno non nasce dall’alto, non può vedere il regno di Dio in verità» (v. 3). È una necessità esistenziale, non una discussione accademica. Per poter entrare nel regno occorre nascere di nuovo/dall’alto (anothen). Nicodemo è spiazzato, sembra non sappia che cosa rispondere e obietta pensando a una sorta di duplicato della nascita biologica. Come si fa a nascere di nuovo o dall’alto se si è già vecchi? È un tipico caso di fraintendimento giovanneo, che si ha quando uno stesso concetto è utilizzato da Gesù e dal suo interlocutore su piani diversi.
Gesù svela che si tratta di una nascita dall’alto, cioè da Dio. Una nascita che non si pone sul piano carnale a cui Nicodemo fa allusione, ma una nascita spirituale, che solo lo Spirito di Dio può rendere possibile.
«Come può accadere questo?» (v. 9), replica ancora Nicodemo…
Per vivere autenticamente è necessaria una nuova nascita. La prima nascita non è voluta, è necessaria una nascita libera, voluta da noi.
Questa si sceglie – è il battesimo della volontà direbbe Kierkegaard (cfr. Aut-Aut)
 
Perché è necessario rinascere? Oltre la dispersione/disperazione
 Io profondo vs io superficiale
«La contemplazione non è, non può essere, un’attività di questo «io» esteriore. Vi è opposizione irriducibile tra l’«io» profondo, trascendente che si ridesta solo nella contemplazione l’«io» superficiale, esteriore, che noi identifichiamo abitualmente con la prima persona singolare. Dobbiamo ricordare chi quest’«io» superficiale non è la nostra vera essenza; è semplicemente la nostra individualità̀ e il nostro «io» empirico, ma non è in verità quella persona nascosta e misteriosa in cui noi sussistiamo agli occhi di Dio. L’«io» che opera nel mondo, che pensa a se stesso, che osserva le proprie reazioni, che parla di se stesso, non è il «vero io» che è stato unito a Dio in Cristo. È tutt’al più l’abito, la maschera, il travestimento di quell’io misterioso e sconosciuto che la maggior parte di noi non arriva mai a conoscere veramente se non dopo la morte. La nostra personalità esteriore non è né eterna né spirituale; è ben lungi dall’esserlo. Questo «io» è destinato a sparire come fumo. È del tutto fragile ed evanescente. La contemplazione è precisamente la consapevolezza che questo «io» è in effetti il «non-io»; è il risveglio dell’«io» sconosciuto, che non può essere oggetto di osservazione e di riflessione ed è incapace di commentare se stesso. Quell’«io» sconosciuto non può nemmeno dire «io» con la sicurezza e l’impertinenza dell’altro, perché per natura è nascosto, senza nome, non identificato in quella società dove gli uomini parlano di se stessi e degli altri. In un mondo simile, il vero «io» rimane indefinito ed inespresso, perché ha troppe cose da dire in una volta, nessuna delle quali si riferisce a se stesso» (Merton, Semi di contemplazione, p. 5 pdf)
 
È l’opposizione paolina pneuma – sarx
Se il chicco di grano caduto in terra non muore… (Gv 12)
È necessario rinascere per far emergere l’io profondo che abita la nostra interiorità più profonda. Occorre distogliersi dalla dispersione atomizzante, dal non stare-con-se-stessi indotto dalla nostra società del consumo (delle cose e delle relazioni!)
 
 Come si può rinascere? Morire al proprio «io»
la gnosis e la nekrosis
La  γνῶσις – sublimità della conoscenza di Cristo Gesù Fil 3,8: Paolo, a seguito dell’incontro con il Cristo, ha assunto un criterio di giudizio totalmente nuovo, tanto da considerare una «perdita» ciò che prima riteneva un «guadagno», anzi dichiara di considerare tutto una perdita a confronto della «sublime conoscenza» di Cristo (3,8), che diventa lo scopo (cf 3,10) del suo radicale distaccarsi da tutto ciò che ai suoi occhi appare ormai soltanto come «spazzatura» (3,8).
La «conoscenza» di Cristo è conoscenza personale della sua signoria; Paolo sperimenta infatti una conoscenza di Gesù quale «mio Signore» (3,8) ed è una conoscenza partecipativa di Cristo crocifisso e risorto: «per Paolo, la conoscenza personale di Cristo è strettamente relazionata alla sua morte e risurrezione, per cui senza una partecipazione a questi eventi non diventa possibile una vera conoscenza di “Gesù Cristo Signore”»
Una tale comunione con il Crocifisso è realizzata da Paolo nell’evento del battesimo e della cena del Signore: il primo realizza l’associazione del cristiano alla morte di Cristo, che è il fondamento soteriologico sussistente a cui occorre essere uniti, per poter partecipare, in futuro alla risurrezione di Cristo (cf Rm 6,1-11); il secondo produce l’in-corporazione a Cristo, a cui il fedele è legato nella comunione di «un corpo solo» (1Cor 10,17).
Paolo afferma di portare nel suo corpo la «morte» di Gesù (4,10), in cui si utilizza il termine greco è νέκρωσις, indicante qualcosa di diverso dal termine θάνατος che incontriamo in 4,12: se questo sostantivo significa infatti la morte come stato, quello designa la morte come processo. Il portare sempre e ovunque la νέκρωσις di Gesù indica allora l’esperienza dinamica di un morire, che si realizza nella vita dell’apostolo in relazione alla morte e risurrezione di Cristo e che configura essenzialmente la coscienza apostolica di Paolo, il quale sa che solo partecipando al consegnarsi di Cristo alla morte è in grado di accogliere la δύναμις della Risurrezione e manifestarla altresì ai destinatari del suo annuncio.
  • L’esperienza mistica di Paolo
«Sono stato crocifisso con Cristo, e non vivo più io, ma Cristo vive in me. E questa vita, che io vivo nel corpo, la vivo nella fede del Figlio di Dio, che mi ha amato e ha consegnato se stesso per me» (Gal 2,19-20)
  • Eckhart
«Perché Dio è diventato uomo? Perché io venga generato come lo stesso Dio. Dio è morto perché io muoia al mondo intero e a tutte le cose create». (Sermone 29, p. 270)
«Se vuoi, dunque, vivere e vuoi che vivano le tue opere, devi esser morto e diventato nulla per tutte le cose. È proprio della creatura fare qualcosa da qualcosa, ma è proprio di Dio fare qualcosa dal nulla. Se, dunque, Dio deve compiere qualcosa in te o con te, devi prima esser diventato nulla. Perciò scendi nel tuo fondo e opera là: le opere compiute là sono tutte vive». (Sermone 39, p. 320)
  • Questo diventar nulla è una lotta che dura la vita intera
«La guerra più dura è la guerra contro se stessi. Bisogna arrivare a disarmarsi. Ho perseguito questa guerra per anni, ed è stata terribile. Ma sono disarmato. Non ho più paura di niente, perché l’amore caccia il timore. Sono disarmato dalla volontà di avere ragione, di giustificarmi qualificando gli altri. Non sono più sulle difese, gelosamente abbarbicato alle mie ricchezze. Accolgo e condivido. Non ci tengo particolarmente alle mie idee, ai miei progetti. Se uno me ne presenta di migliori, o anche non migliori, ma buoni, accetto senza rammaricarmene. Ho rinunciato al comparativo. Ciò che è buono, vero e reale, è sempre per me il migliore. Ecco perché non ho più paura. Quando non si ha più nulla, non si ha più paura. Se ci si disarma, se ci si spossessa, se ci si apre al Dio-Uomo che fa nuove tutte le cose, allora Egli cancella il cattivo passato e ci rende un tempo nuovo in cui tutto è possibile» (Atenagora)
 
La rinascita implica una morte. un diventare nulla. Implica un portare la morte come processo di distruzione della nostra falsità, del nostro apparire, del nostro fuggire da noi stessi. È una morte che assomiglia ai dolori del parto per rinascere a vita nuova. Questo «morire» si realizza non fuggendo dal mondo, ma nel dono di sé (a Dio, agli altri).
 
 Rinascere nella grazia: lo stupore di un evento
La meditazione: respiro
(e-spiro = morte, gettar fuori la negatività; in-spiro: vita, assorbire aria, spirito)
La nascita non si produce, ma si accoglie
«Trovare Dio» significa molto più che abbandonare semplicemente tutte le cose che non sono Dio e svuotare se stessi di ogni immagine e desiderio.
Se riuscirete a cacciare dalla vostra mente ogni pensiero e ogni desiderio, potrete ritirarvi nel centro di voi stessi e concentrare tutto ciò che è in voi sul punto immaginario in cui la vostra vita si sprigiona da Dio; pure non troverete Dio. Nessun esercizio naturale può portarvi in contatto vitale con Lui. Se Egli non pronuncia Se stesso in voi, se non proclama il Suo nome nel centro della vostra anima; voi non Lo conoscerete più di quanto una pietra non conosca il terreno su cui giace nella sua inerzia.
La nostra scoperta di Dio è, in un certo senso, la scoperta che Dio fa di noi. Non possiamo salire in cielo per trovarLo, perché non abbiamo modo di sapere dove sia il cielo o che cosa sia. Egli scende dal cielo e ci trova. Egli ci guarda dagli abissi della Sua infinita realtà, che è dovunque, e il fatto stesso che Egli ci guardi ci comunica una realtà superiore in cui a nostra volta lo scopriamo. Noi Lo conosciamo solo in quanto siamo conosciuti da Lui, e la nostra contemplazione di Lui è una partecipazione alla Sua contemplazione di Se stesso.
Noi diventiamo contemplativi quando Dio scopre Se stesso in noi.
In quel momento il punto del nostro contatto con Lui si schiude e noi passiamo per il centro del nostro nulla e penetriamo nella infinita realtà, dove ci risvegliamo col nostro vero io (Merton, p. 17 pdf)
La vita spirituale è orientata a questa rinascita
«La vita spirituale è, in ultima istanza, la preparazione e la messa in atto di una disciplina, la constatazione della sua impossibilità, la necessità di elaborarne un’altra, un nuovo fallimento e, infine, un ulteriore progetto, mai definitivo. Non c’è cammino verso Dio senza sforzo umano, anche se lo sforzo in sé non sta nel cammino per arrivare a Lui. Dio richiede lo sforzo per mostrarcene l’inutilità, aprendoci così alla grazia». (Paolo d’Ors, L’oblio di sé, p. 321).

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http://www.wccmitalia.org/

XV conferennza NazionaleContemplazione 3Contemplazione

P1010369 2Un piccolo gruppo si riunisce ogni martedì per un breve incontro (30 minuti circa) di meditazione cristiana  secondo l’insegnamento del monaco benedettino John Main. L’appuntamento per chi desidera parteciparvi è alle 19.30, dopo la messa feriale, nella cappella interna della casa canonica. Per informazioni rivolgersi a Silvia Fasciolo

Parrocchia di Cristo Re, viale Mazzini, 32

 Ogni martedì – ore 19,15  Cell:  339 8238539  e-mail: SilviaFasciolo@netscape.net

Incontro 6 maggio
Carissimi,
ho avuto conferma dall’Australia che Penny  potrà essere con noi martedì
6 maggio a partire dalle ore 18.00 per dedicare l’ora prima della nostra
meditazione a una conversazione su “meditazione e bambini” di cui lei è
davvero maestra. Le ho chiesto anche di portare dei materiali utili allo
scopo.  L’incontro è aperto a tutte le persone interessate; perciò vi pregherei
di far girare la voce a catechiste, insegnanti, suore ecc.  e chiunque
pensiate sia incuriosito dal tema.

Un caro saluto a tutti,                  Silvia

 

  

Per saperne di più:  www.meditazionecristiana.org   meditazione

http://www.wccmitalia.org/   Biografia John Main

Nato a Londra nel 1926 da una famiglia irlandese, studiò legge, apprese il cinese e prestò quindi servizio in Malesia per il Ministero degli Esteri. Lì un monaco indiano lo avvicinò alla meditazione. All’epoca la preghiera silenziosa, non concettuale, era rara e sconosciuta per molti cristiani. L’antica tradizione contemplativa cristiana era stata dappertutto dimenticata e sostituita dalla «preghiera mentale» e rituale. Dopo il servizio in Oriente, John Main tornò in Europa dove, continuando a meditare divenne professore di Diritto Internazionale al Trinity College di Dublino.

Nel 1958 entrò nell’ordine Benedettino a Londra: quì gli consigliarono di rinunciare alla meditazione, poichè si riteneva che non rientrasse tra le pratiche devozionali cristiane. Ma nel 1969 John Main riscoprì la tradizione di meditazione cristiana chiamata «preghiera pura»: un’antica forma diffusa nel IV secolo da Giavanni Cassiano, che tramandò gli insegnamenti dei Padri del Deserto, i primi monaci cristiani a San Benedetto e alla Chiesa occidentale.
Perciò John Main riprese a meditare e dedicò il resto della vita a insegnare ai laici questa tradizione perduta del cristianesimo. Riteneva che fosse importante per il mondo ripristinare nella vita quotidiana l’uso di una pratica spirituale profonda. Raccomandava di meditare due volte al giorno, la mattina e la sera, integrando eventualmente questa con altre forme di preghiera.
In seguito Padre John fu invitato dall’arcivescovo di Montreal a fondare una Comunità Benedettina che si sarebbe dedicata alla pratica e all’insegnamento della meditazione cristiana.
Nel 1980 nella Cattedrale di Montreal John Main accolse Sua Santità il Dalai Lama a un incontro interconfessionale. Quando Sua Santità visitò la Comunità, ebbe un colloquio privato con Padre John, durante il quale sottolinearono entrambi il ruolo importantissimo della collaborazione fra tradizioni spirituali per portare la saggezza e la pace nel mondo moderno.
John Main morì nel 1982. La sua opera oggi è portata avanti da una sempre più vasta rete di gruppi di meditazione cristiana. La “Comunità Mondila per la Meditazione Cristiana” ha ora un centro Internazionale a Londra e organizza ogni anno il seminario John Main. Share

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